viaggio a capo nord
Era il 2017 quando iniziammo a pensare a quest’avventura. All’ora eravamo solo noi due, Alessia e Savino. L’idea era di un viaggio on the road con macchina e tenda, dormendo in campeggi, ostelli o cercando ospitalità tramite couchsurfing. L’idea di un viaggio semplice e low budget, pieno di avventura ed esperienze da vivere.
Poi ti scontri con la realtà: per mancanza di giorni di ferie che ti consentano un viaggio così lungo abbiamo accantonato l’idea per un po’ di anni, ma lei era sempre li, che spingeva e ogni tanto faceva capolino, ma veniva ricacciata indietro dalla routine che si era fatta serrata: lavorare tutto l’anno in attesa di un paio di settimane di stop in estate.
Nel frattempo sono arrivati: Sila, Roger e Ginny. Grazie al loro arrivo, ancora una volta, il nostro modo di pensare, di vivere e di viaggiare è cambiato. Brevi uscite in camper ci hanno fatto capire che questo tipo di viaggio si addiceva perfettamente alla nostre esigenze.
Nel 2022 per una serie di coincidenze ci siamo potuti fermare lavorativamente per quasi tutta l’estate. In quel momento ha iniziato a prendere forma il vecchio sogno. Dopo qualche mese di preparativi, dopo un check-up completo a Roger, dopo aver preparato i documenti per le nostre due compagne di viaggio pelose, finalmente il viaggio ha inizio.
Il budget è risicato: 20 euro al giorno per 40 giorni circa. Unica voce fuori budget è il carburante il cui prezzo proprio in questa estate è schizzato alle stelle. I chilometri da percorrere sono 12 mila. La meta è Capo Nord. Ce la faremo?
Con una tratta in mare che ci porta dalla nostra Puglia fino alla Croazia, parte la nostra risalita verso il nord Europa dove il mare Adriatico ci saluta con onde calme e cieli azzurri.
Abbiamo attraversato la Bosnia Erzegovina, con i suoi paesaggi montuosi e le città storiche, e quel piccolo sbocco sul mare, che i bosniaci hanno imparato a sfruttare al meglio. La sosta libera non è ben vista in Bosnia, pertanto abbiamo chiesto ad un gentilissimo ristoratore di poter restare per la notte nel suo parcheggio e ne abbiamo approfittato per assaggiare qualcosa di tipico.
Mano a mano che abbiamo continuato a salire verso nord abbiamo raggiunto la Slovenia. Maribor ci ha accolti e dopo un giro per la suggestiva città e i suoi parchi abbiamo proseguito alla volta di Marchtrenk.
Il comune austriaco ci stupisce con una meravigliosa e super accessoriata area sosta camper gratuita, con tanto di bagni e docce del vicino centro sportivo. Dopo un po’ di chiacchiere con i nostri nuovi vicini e una notte di meritato riposo dopo i tanti chilometri del giorno precedente, raggiungiamo Lipsia.
Abbiamo trovato parcheggio alla Redbull Arena, lo stadio cittadino, un posto comodo per visitare il centro storico e pieno di camperisti fulltimer. Lipsia ci accoglie con la sua birra e i prezzi decisamente altini per il budget che ci siamo prefissati. Ci organizziamo con lo street food e con la spesa nel mercato centrale per rimanere nel nostro budget di 20€ giornalieri. Lipsia è una città ricca di cultura e posti da visitare e due giorni forse sono troppo pochi per godersela appieno.
Ripartiamo alla volta di Rostock, nel nord della Germania. La differenza con la “bassa” Europa si sente subito, l’aria proveniente dal Mar Baltico è gelida e qui iniziamo ad avere un assaggio di quel che significa avere 24h di luce al giorno. Il sole infatti non è tramontato prima delle 23!
Il giorno successivo dopo una rapida tappa da un veterinario locale per completare le procedure per portare le nostre bestionline in Svezia e Norvegia (qui il link per i trattamenti e documenti necessari ad entrare con animali in quei paesi_________), nel primo pomeriggio ci siamo imbarcati alla volta di Trelleborg, in Svezia.
Le 10 ore di traversata passano in fretta. Qui le navi sono attrezzate di tutto, compresa una pet-area con poltrone dove i padroni possono stare con i loro animali e addirittura un praticello di erba sintetica, dove i cani possono fare i loro bisogni! Ovviamente la nostra Sila non l’ha usata essendo molto restia ad usare bagni “sporchi”. Un consiglio, approfittate degli acquisti sulla nave! Si tratta di una zona tax-free e i prezzi sono davvero concorrenziali rispetto a quelli che troverete nella penisola scandinava.
E così siamo arrivati in Scandinavia. Foreste fitte e laghi tranquilli fanno da sfondo al viaggio. La giornata è trascorsa tutta alla guida, abbiamo una meta precisa: raggiungere Oslo prima di sera. Attraversiamo quindi lo Svinesund e finalmente siamo in Norvegia.
Il caos della capitale ci accoglie con una coda interminabile, così anche la complessità dei pedaggi di ingresso e circolo all’interno della città. Decidiamo quindi di sostare totalmente fuori dal centro abitato, in cima ad un monte, famoso luogo sciistico della citta: l’Oslo Winter Park. Restiamo li per due giorni, usando un servizio di treno interno alla città per raggiungere il centro. Oslo è immensa e come presto scopriamo cara e non pet friendly. Visitiamo comunque i siti accessibili con i nostri animali. La città è sicuramente interessante ma non credo che la visiteremmo nuovamente, anche se ne è valsa la pena solamente per i tramonto visto dal Voksenkollen (alle 23,30).
Dopo Oslo la Norvegia ci accoglie con le sue maestose valli e fiordi. Il viaggio prosegue verso nord. Affrontiamo le salite della Aurlandsfjellet, anzi Roger per lo più le affronta. Il nostro camper si mostra instancabile e ci consente di godere di questa strada di montagna ricca di meravigliosi paesaggi, cascate mozzafiato e ghiacciai immensi.
Arriviamo dunque a Flam, famosa meta turistica che tutti ci avevano sconsigliato, invece è una vera scoperta. I sentieri, le cascate, il fiordo, le stavkirke (le chiesette di legno sparse per tutta la scandinavia), sono dei veri gioiellini, se non ci si fa fregare dalle trappole per turisti come la Flamsbana e le crociere sul fiordo.
Dopo Flam il nostro viaggio continua verso il ghiacciaio Nigardsbreen. Lo raggiungiamo oltrepassando il famoso Lærdalstunnelen, che con i sui 24,5 km è la galleria stradale più lunga al mondo. In questo tratto di strada prendiamo il nostro primo traghetto norvegese per attraversare il Sognefjord. Sono dei veri e propri battelli che permettono di attraversare tutto il fiordo senza circumnavigarlo.
Lungo la strada tentiamo una missione impossibile: fare una lavatrice… falliamo miseramente. Se avete intenzione di fare un viaggio on the road in Norvegia, portatevi tante mutande perchè le lavanderie a gettoni sono rarissime!
Un breve ma impegnativo trekking fatto di fango e fiumiciattoli da attraversare, ci consente di raggiungere il ghiacciaio del Nigardsbreen. E’ una cosa pazzesca, difficile da descrivere se non la si è vista di persona: un’enorme massa di ghiaccio, quasi viva, che si muove, fa rumori quasi respirasse, si erge davanti a noi, sembra quasi che possa da un momento all’altro scivolare giù e travolgerci. Purtroppo l’aria gelida non ci consente di restare troppo tempo. Presto ci riavviamo verso il camper e dopo una meritata spaghettata, ci rimettiamo in marcia.
Ci fermiamo lungo la strada per riposare. Nella piazzola di sosta sul lungo fiordo, facciamo amicizia, grazie a Sila che era andata ad elemosinare del cibo a dei ragazzi slovacchi con auto e tenda al seguito.
Sostare e fare campeggio in Norvegia è una cosa molto comune. A differenza di altri Paesi europei qui la sosta libera è consentita praticamente ovunque. Lungo le strade norvegesi è frequente incontrare aree sosta attrezzate con tanto di bagni e servizi, il tutto totalmente gratuito. Inutile dire che anche qui ci sono le regole del buonsenso da seguire, quindi non pensate di espandervi a dismisura con tendalini, tavolini e sdraio. Il rispetto dello spazio altrui è sacro in Norvegia.
Il giorno dopo ci muoviamo di prima mattina. L’obiettivo della giornata è raggiungere il passo più alto della Norvegia: 1400 m.s.l.m., nello Jotunheimen Park.
La strada per raggiungerlo è meravigliosa, non si contano i momenti in cui ci siamo fermati per ammirare il paesaggio o scattare una foto. Anche qui una giornata basta appena per farsi un idea delle bellezze naturali di questo territorio. Infiniti sono i fiumi, le cascate, i laghi e i ghiacciai da ammirare. Ma la nostra meta è ancora lontana e dobbiamo proseguire il nostro viaggio.
Poi all’improvviso colpo di scena: sulla strada, come un miraggio appare una lavanderia, e finalmente riusciamo a fare una lavatrice. Anche se pagata a peso d’oro, almeno abbiamo mutande pulite e profumate per qualche giorno.
Rigenerati nell’animo, decidiamo di fermarci nell’ennesima area attrezzata nei pressi di Lom. Nello stupendo scenario che ci circonda, ci sgranchiamo le zampe, facciamo un piccolo barbecue e arriva il momento del meritato riposo.
All’indomani affrontiamo il Trollstigen, la strada dei Troll, famosa per i suoi tornanti e i suoi paesaggi da film fantasy. Leggenda narra che molti secoli fa i Troll infestavano questi territori, catturando incauti viaggiatori per poi cucinarli e mangiarli. Poi un raggio di sole li ha tramutati tutti in montagne, colline e formazioni rocciose.
Tra cascate e nevai raggiungiamo Geiranger e il suo fiordo, il più bello della Norvegia a quanto si dice. Per verificarlo ci concediamo una minicrociera sul fiordo, e si rivela magnifica. Mille occhi non sarebbero comunque bastati per vedere tutto ciò che c’era da ammirare. Anche Sila e Ginny, con noi sul ponte, si godono il paesaggio e ricevono coccole da tutti i passeggeri.
Dopo l’ennesimo traghetto ci dirigiamo verso Molde, sede in quei giorni di un interessante Festival Jazz. Dopo una visita alla città riprendiamo per la Atlantic Road e attraversiamo il famoso Storseisundet Bridge considerato uno dei ponti più pericolosi al mondo, che grazie ad un effetto ottico pare finire nel nulla. Noi lo attraversiamo senza problemi, ma parlando con le persone del posto effettivamente attraversarlo con il mare in burrasca e in pieno inverno potrebbe essere un’esperienza terrificante.
Ci fermiamo per la notte poco fuori Averoy, a Litlørossoya, una spiaggetta dell’isola di Ekkilsøy e qui ci gustiamo il primo salmone e la prima birra norvegese, con il sole che prima di mezzanotte ormai non tramonta! Con Sila e Ginny che se la spassano in spiaggia ci godiamo questo spettacolo.
Dopo la notte (si fa per dire) di buon’ora ci mettiamo in cammino e ci concediamo una visita a Kristiansund, per poi proseguire per Trondheim e qui nel parcheggio alle porte della città festeggiamo i 25 anni di Roger, il nostro Iveco Daily camperizzato! Lì festeggiamo con una tortina per noi e un rabbocco d’olio per lui.
Con Sila ci avventuriamo per la città, la terza della Norvegia per grandezza, che è in stile medioevale ed è molto caratteristica, con le sue chiese e mercatini. Sila da spettacolo in piazza Duomo con la sua action cam e diventa l’attrazione dei pellegrini per qualche minuto.
Schivando aggressivi gabbiani in cerca di cibo, torniamo al camper, cambiamo i piani e decidiamo di approfittare della luce fino a tardi, partire e fare ancora un po’ di chilometri. E’ questo il bello del camper, poter cambiare i piani all’improvviso senza aver timore di perdere prenotazioni o dover per forza rispettare un piano serrato.
Ci fermiamo a Stiklestad, famosa per ospitare la tomba di Re Olaf, ritenuto da molti il padre fondatore della moderna Norvegia. Li viviamo l’esperienza di vedere un vero e proprio villaggio vichingo. Delle famiglie norvegesi, per qualche giorno, vivono come i loro antenati di mille anni fa, dormendo in tende rudimentali, indossando abiti tradizionali, cucinando in grossi pentoloni e forgiando utensili utili per la vita quotidiana. Ci avviciniamo incuriositi, ma l’ora è tarda e non sembrano gradire la nostra presenza.
Passiamo li la notte e, al mattino, ci avventuriamo sempre verso nord. Qui lungo il tragitto incrociamo la prima renna, tutta bianca, ci appare davanti, ci attraversa la strada e poi si addentra nel bosco sparendo alla vista… l’emozione è forte, nel vedere un animale così maestoso e leggendario.
Ripresi dallo stupore ci avviamo verso Mo I Rana. La città ha poco da offrire e, oltre ad una rapida visita, ci rendiamo conto che non fa per noi. Proseguiamo quindi verso il ghicciaio Svartisen. Raggiunto il parcheggio, ci rendiamo conto che l’ora era tarda per avventurarsi in un trekking per raggiungere il ghiacciaio. Ci accontentiamo di ammirarlo da lontano, confrontando con preoccupazione le foto esposte degli anni passati: ci siamo resi conto di quando si sia ritirato a causa del riscaldamento globale!
Verso sera ci mettiamo alla ricerca di un posticino dove passare la notte e troviamo una meravigliosa piazzola a bordo torrente, il rumore dell’acqua ci culla per tutta la notte.
La mattina lasciamo il parco nazionale dello Svartisen e proseguiamo. Presto ci troviamo a passare il Circolo Polare Artico: è solo una linea immaginaria, ma per noi rappresenta già una tappa importante. Entriamo quindi ufficialmente nel Grande Nord! La sosta al Polarsirkelsenteret è obbligatoria. Ci fermiamo un attimo a goderci il momento, pensando ai giorni di viaggio che ci hanno portato fino li. Lasciamo la nostra pietra firmata in uno dei tanti totem e con le nostre cucciole riprendiamo il cammino. Ci aspetta un altro traghetto con destinazione Lofoten, le paradisiache isole Norvegesi.
Le Isole Lofoten ci accolgono con un clima decisamente freddo: pioggia, nebbia e vento gelido la fanno da padrone. Ma noi non ci abbattiamo e proseguiamo per una città con il nome brevissimo: Å, che è sia l’ultima lettera dell’alfabeto norvegese, sia l’ultima città (a sud) delle Lofoten. Å è un villaggio famoso per la pesca al merluzzo. Qui incontriamo dei pescatori che erano appena rientrati dalla loro giornata di lavoro. Ci fermiamo ad osservarli pulire e sistemare il pesce. Tra una chiacchiera e l’altra ci regalano un pezzo enorme di merluzzo, freschissimo e buonissimo, che è diventato l’ingrediente principale dei nostri pasti per i successivi giorni. La prima ad assaggiarlo è stata Ginny, direttamente dalle mani dei pescatori, anzi è stata probabilmente lei, con il suo sguardo interessato, a convincerli a regalarcene un pezzo.
All’indomani ci svegliamo di buon’ora per affrontare un trekking per raggiungere la cima del monte che sovrovrasta Reine, il Reinebringen, un’arrampicata fatta di 1978 gradini incastonati nella roccia. E’ stata una bella sudata me ne è valsa la pena! L’immensità del Mare del Nord visto dall’alto è mozzafiato. O forse sono stati i 1978 gradini?
Proseguiamo sempre verso nord con visita a quelle definite le più belle spiagge della Norvegia, peccato per il maltempo e il vento artico che non ci consente di goderne appieno. Ultima tappa nelle Lofoten è Vik Beach, una vera e propria spiaggia caraibica dove si prospetta una meravigliosa vista su di uno spettacolare tramonto, ma la nebbia e la pioggia ci rovinano i piani. Ne approfittiamo per riposarci e fare un po’ di coccole alle nostre cucciole al calduccio dentro Roger.
La mattina seguente, dopo una passeggiata sulla spiaggia sfidando il vento gelido, ci incamminiamo verso Tromsø, l’ultima vera città definibile come tale, della Norvegia settentrionale. Qui dopo aver parcheggiato e fatto passeggiare le belve, non ce la sentiamo di fare un city tour, dato che le nostre gambe sono a pezzi dopo i 1978 gradini del giorno prima. Andiamo dunque a visitare la brigga Ølhallen, il birrificio più a Nord del Mondo (sulla terraferma), quello geograficamente più a nord si trova sulle isole Svalbard. Birra nella media, prezzi altini, ma non potevamo perdercelo.
Il giorno successivo, dopo un city tour dove a tradimento ci fanno assaggiare salame di renna e balena, che Sila ha decisamente apprezzato, troppo stanchi per camminare ci rilassiamo con un tour dell’isola a bordo del nostro Roger. Approfittiamo della gentilezza del campeggio cittadino per una lavatrice e una doccia decente e ripartiamo sempre verso nord. Ci fermiamo solamente per dormire. Ormai non è mai totalmente notte: il cielo resta chiaro e la luce è sempre presente, il sole scende sotto la linea dell’orizzonte per poco tempo e poi ricompare.
La mattina dopo un caldo sole ci da la carica giusta per metterci in viaggio e macinare parecchi chilometri. Addirittura osiamo mettere i piedi a mollo nel fiordo durante una passeggiata sulla spiaggia. Con questa nuova carica arriviamo fino ad Alta, piccola cittadina a 300km da Capo Nord. Nella città non c’è molto da vedere se non la cattedrale artica. In ogni caso siamo troppo eccitati per restare, siamo sempre più vicini alla nostra meta quindi vogliamo avvicinarci il più possibile!
Proseguiamo per qualche altro chilometro e troviamo una meravigliosa piazzola a bordo strada con vista su fiordo e montagne. Qui le nostre belve possono scendere e godersi anche loro il tiepido sole. Noi ci rilassiamo con una grigliata e una birretta… cosa c’è di meglio nella vita?
Ansiosi di percorrere gli ultimi 330 km, impostiamo la meta finale. Il navigatore ci da 3 ore di viaggio ma siamo consapevoli che saranno di più: la velocità di Roger e le pause che dobbiamo fare anche per i nostri animali solitamente ampliano di parecchio i tempi. Ma non c’è fretta, siamo arrivati fin qui e dobbiamo goderci ogni momento.
Superare il Nordkapptunnelen è un’emozione fortissima. Il tunnel sottomarino collega l'isola di Magerøya alla terraferma, arriva a 212 metri sotto il livello del mare e ha una pendenza del 9%. Roger, come sempre non ci delude, e lo affronta in scioltezza.
La meta, o il giro di boa che dir si voglia, è a pochissimi chilometri. Gli ultimi li facciamo come in trance, il paesaggio è sempre più brullo ma anche più spettacolare e i branchi di renne ormai non si contano più.
L’arrivo e la visione del globo è mozzafiato: dopo 23 giorni di viaggio, migliaia di chilometri percorsi, ore e ore di guida, confini varcati, persone incontrate… eccolo lì. Mesi a pianificare il viaggio, a sognarlo, studiarlo e pensarlo e finalmente siamo arrivati.
L’emozione è forte così come anche il freddo, ci saranno un paio di gradi. Siamo arrivati a Capo Nord il 30 luglio e sono gli ultimi due giorni dove ci sarà il sole di mezzanotte: dal primo agosto il sole ricomincerà a tramontare. Siamo un po’ delusi poichè speravamo di riuscirlo a vedere già dalla sera stessa dell’arrivo, ma non ci perdiamo troppo d’animo, siamo ottimisti, domani sicuramente ci sarà il sole. Ne approfittiamo per farci una passeggiata e le foto di rito sotto il globo perché accidenti, siamo arrivati, ce l’abbiamo fatta!
Ed è lì, al freddo e in mezzo alla nebbia che è successo qualcosa: finalmente non c’è più gente al globo, Savino si asciuga le guance bagnate dalla pioggia, si mette le mani in tasca, e tira fuori qualcosa di piccolo e luccicante, fa un lungo respiro e mi fa una domanda, anzi, LA domanda… inaspettata, shoccante e totalmente improvvisa… “Mi vuoi sposare?”. Ho detto “Si!”. Ma questa è un'altra storia.
Quella sera li a Capo Nord ce la ricorderemo per sempre, nel nostro camperino, con le nostre cucciole, fuori il freddo, la pioggia e la nebbia, e noi due dentro, sotto una copertina di pile, ammirando dal parabrezza lo spettacolo delle nubi in lontananza. Abbiamo stappato una bottiglia di vino, brindando a noi, ai 20 giorni trascorsi in viaggio, all’anno pazzesco che ci aspettava, sognando, fantasticando e progettando la nostra vita insieme.
Ci addormentiamo cullati dal vento e la mattina ci svagliamo di buon’ora. Apriamo un oscurante un po’ timorosi e li la scoperta! Un meraviglioso sole splende nel cielo, scendiamo dal camper e ci rendiamo conto che la temperatura è sorprendentemente mite. Decidiamo quindi: è il momento! Possiamo fare il trekking che avevamo progettato: raggiungere Knivskjellodden, un punto a 1500 metri più a nord rispetto al Nordkapp, ma raggiungibile solo con un trekking di circa 18 chilometri. Decidiamo di lasciare Ginny sul camper, con cibo e acqua in abbondanza e partire con Sila, con qualche provvista e una tenda per poter campeggiare la notte nel punto più a Nord di tutta l'Europa e poi tornare il giorno dopo.
Il trekking è un po’ impegnativo, il fango, i guadi, le pietre scivolose rendono il percorso lento e più lungo del previsto. Sila salta agile da una pietra all’altra mostrandoci a volte il percorso più agevole. Dopo parecchie ore arriviamo per davvero al punto più a nord d’Europa. Una cassetta con dentro un libro da firmare è la prima cosa che vediamo. Lasciamo la nostra traccia: “31/07/2022 Van Pets Adventures”. Troviamo un posticino dove piazzare la nostra tenda, cosa non semplice data la pendenza e la presenza di fango e pozzanghere ovunque, ma finalmente riusciamo a sistemarla. Tiriamo fuori le nostre provviste e con Silotta ceniamo, poi lei si addormenta e noi ci godiamo finalmente il Sole di Mezzanotte. Lo spettacolo è meraviglioso, non tanto per la cosa in sè, ma per il viaggio fatto, le esperienze vissute, i chilometri percorsi solamente per vederlo. Il sole “cammina” sull’orizzonte per poi ricominciare a salire dopo pochi minuti. Domani il sole tramonterà per la prima volta.
Ad un certo punto cadiamo fra le braccia di Morfeo. Ci riposiamo qualche ora per poi la mattina dopo riprendere il cammino e tornare indietro. Il ritorno è più faticoso, scivoliamo, sprofondiamo con le ginocchia nel fango, gli zaini sono più pesanti, e tutto sembra più difficile. Non è tanto la fatica fisica quanto la sensazione che il viaggio di andata sia finito, che ora stia ufficialmente iniziando il ritorno, la strada verso sud.
Durante il viaggio di ritorno, che è durato altri 20 giorni, abbiamo visitato altri posti e alcuni Paesi che sono stati una vera scoperta, così come le persone che abbiamo conosciuto.
E quindi è il momento di bilanci e la domanda che sorge spontanea è “ma quanto vi è costato un viaggio così lungo?”. Anche noi pensavamo che avremmo speso molto per questa avventura, ma la verità è che da questo viaggio ci abbiamo solo guadagnato… ebbene sì siamo ritornati molto più ricchi di prima, con ricordi indelebili ed esperienze da raccontare.
Questo è l’obiettivo di un viaggio: cambiare idea e distruggere i preconcetti che ci siamo costruiti. Stupirci di fronte a ciò che mai avevamo immaginato così e tornare arricchiti.
Il ritorno però è sempre una sorta di perdita e rientrando non abbiamo potuto fare a meno di iniziare già a pensare al prossimo viaggio. Questo è il risvolto “negativo” di viaggiare: ne diventi dipendente, lo stare fermo ti diventa stretto e conti i giorni che ti mancano alla prossima partenza.
Rientrati a casa ci siamo resi conto che nulla era cambiato, tutto sembrava uguale. Il lavoro, la casa, gli affetti e gli amici erano rimasti quelli di sempre. C’era però qualcosa di diverso, vedevamo le cose con un altro colore, da un’altra prospettiva. La vita che ci circondava ci appariva quasi estranea. La realtà era che eravamo noi ad essere cambiati.
Ma non è questo forse il motivo per cui amiamo viaggiare?
Questo viaggio ci ha fatto riflettere molto sul senso della nostra vita, sul fatto che il tempo non torna più indietro, e questo maledetto tempo è necessario sfruttarlo al meglio, vivendo esperienze quanto più intense possibili, scoprire nuovi posti, assaggiare nuove pietanze, conoscere altre persone.
Per noi questo è realizzabile soltanto viaggiando, a modo nostro, il più lentamente possibile, con il minimo necessario al seguito e tanta voglia di meravigliarsi ancora. Certo per poter realizzare questi sogni bisogna lavorare e molto soprattutto su sé stessi.
I 42 giorni di viaggio verso Capo Nord dunque sono stati solo di prova generale. Ora è arrivato il momento di abbandonare la comfort zone dato da casa, famiglia, amici e posto fisso e mettersi in viaggio. Un progetto ancora più ambizioso sta per nascere, a noi il compito di alimentarlo con consapevolezza, pazienza e tanta di voglia di mettersi in gioco.
Alla prossima avventura!
Alessia